Non appena ritornai dai miei anni universitari all’estero, mi misi a investigare sulla vita cubana e subito mi venne incontro il nero. Senza il nero, Cuba non sarebbe Cuba... (Fernando Ortiz).
La Yuka
La yuka è una danza erotica dei Congo nella quale le coppie di ballerini mimano le attitudini e i gesti del gallo e della gallina (Ika) e il corteggiamento amoroso. Deve il suo nome ai tre tamburi, gli yuka appunto, di provenienza conga usati nelle feste e nei rituali del Palo Monte. Con cassa cilindrica aperta e pelle di toro o di bue inchiodata all’orlo, gli yuka sono costruiti con tronchi dell’albero dell’avocado (Persea gratissima) o con i tronchi della terminalia (Terminalia intermedia), scavati mediante il fuoco. Il tamburo più grande, la caja, viene "tocado a mano limpia", ossia senza l’aiuto di bacchette, chiamate katá; la mula, il mediano, e il cachimbo, il più piccolo, sono invece toccati "a mano y palo".
La quimbumbía
La quimbumbía è, più che una danza, un gioco congo accompagnato dal ballo. Essa è anche un gioco per bambini in cui vengono utilizzati due bastoncini, uno dei quali si fa saltare e si colpisce con l’altro allo scopo di allontanarlo il più possibile dal punto di battuta. Vince chi lo scaglia più lontano.
La caringa
La caringa è un ballo di origine africana molto diffuso nel secolo scorso nella provincia di Las Villas.
Il maní
La danza de maní (chiamata nella zona di Las Villas anche Bambosá) è, come l’ha definita Roger Bastide, una sorta di "pugilato danzato". Come la capoeira brasiliana, la laghia martinicana e il mayoleur della Guadalupa, dove due uomini mimano una lotta, ha origine bantu, essendo arrivata a Cuba insieme agli schiavi provenienti dall’Angola. Inoltre, come la stessa capoeira, laghia e mayoleur, il maní ha subìto, per l’insita pericolosità del suo svolgersi, repressioni e censure da parte degli schiavisti, preoccupati che la propria "mercanzia" non potesse, a causa dei danni ricevuti nel gioco, essere presente nei campi di lavoro all’indomani.
Il Palo
Il palo è una danza collettiva di origine conga che rimanda significativamente al susseguirsi delle varie fasi lavorative nei campi. Insieme alla yuka, alla macuta (o makuta) e al garabato (che si differenzia dal palo per la presenza di un gancio di legno, chiamato appunto garabato, uno strumento utilizzato nei lavori agricoli per tagliare l’erba insieme al machete), questo ballo rappresenta una delle quattro espressioni di danza dei Congo cubani. Il ballo era caratterizzato da un movimiento brusco delle braccia, mentre il tronco si muoveva avanti e indietro e talvolta circolarmente. Non venivano usati tamburi, ma un tronco di guayaba (Psidium guayava) sul quale veniva battuto un colpo secco per accentuare il ritmo della danza e rappresentare la forza della terra e i suoi benefici poteri.
La makuta
La Makuta era un ballo antico e segreto, anche nella Regla Conga. Si ballava all’interno della stanza sacra. Il ballerino si metteva un grembiule di pelle di cervo e sulla vita, sulle spalle e sulle gambe portava campanelli e sonagli e dal petto pendeva una gangarria. Il ballo del Palo o Garabato era caratterizzato da un movimento brusco delle braccia e del petto verso avanti e a volte era circolare. Non si usava il tamburo ma un bastone di guayabo con cui si dava un colpo secco tra loro e così si accentuava il ritmo del ballo. Questo colpo serve a irradiare forza dalla terra e poteri benefici.
Lo zapateo
Lo zapateo, espressione propria delle danze metropolitane dei primi secoli della colonizzazione, ha una chiara origine spagnola. Altrimenti chiamato zapateado, questo ballo, tipico dei campesinos bianchi, è oggi ormai in disuso. Accompagnato dal canto e dal suono delle chitarre, lo zapateo ha un movimento vivace e un ritmo binario — simile alla guaracha. La danza prende il nome da zapatear, battere i piedi per terra (zapato, scarpa), poiché è caratterizzata da colpi di suola e tacco, battuti ritmicamente dai ballerini.
La tumbandera
Danza, in tempo binario, con passi e figurazioni assai simili al samba brasiliano, la tumbandera era suonata con tamburi di forma semiconica (chiamati appunto tumba). Era un ballo contadino di origine africana che si faceva con una pedana interrata e una corda legata ad un tamburo e tesa ad un albero. Il percotimento del suonatore sulla corda produceva un suono grave e ritmico.
La Rumba
Nata dall’innesto di ritmi africani sulla più antica habanera, questa danza, di origine gangá, è caratterizzata da movimenti del corpo piuttosto che dei piedi. La versione originale della rumba, nata come danza popolare, è vivacissima e ha un fondo di palese erotismo. In seguito, introdotta nelle sale da ballo americane ed europee (dove fu in voga in special modo negli anni Trenta), la rumba ha perso gran parte della originale aggressività; il ritmo è più lento e caratterizzato da flessuosi movimenti delle anche.
La jota
Danza popolare molto diffusa in tutta la penisola iberica, nelle isole Baleari e nelle Canarie, anche se sotto forme diverse (jota aragonesa, valenciana, mahonesa, isa), la jota ha ritmo ternario e andamento vivacissimo e accordi alternati di tonica e di dominante. L’accompagnamento strumentale è affidato a chitarre e altri strumenti a corde pizzicate e talvolta a nacchere e tamburo basco. Dopo l’introduzione strumentale, la danza è caratterizzata dal cosiddetto estribillo, un ritornello che si alterna alle varie strofe. È stata più volte usata anche nella musica cosiddetta "colta"; pregevoli sono gli esempi di Michail Ivanovic Glinka , di Franz Liszt, di Manuel de Falla; ma altrettanto note sono le jotas di Isaac Manuel Francisco Albéniz, Enrique Costanzo Granados y Campiñas, Camille Saint-Saëns e Raoul Laparra.
La Habandera
La habanera, è una danza di ritmo binario, conosciuta dal XIX secolo in tutta l’America Latina e, quindi, in Europa. Secondo alcuni musicologi giunse a Cuba dall’Africa, secondo altri dalla Spagna, per rifluire in Europa sotto l’influenza della musica negra. Il principale compositore cubano di habanera è Ignacio Cervantes. Le più famose habanere sono La Paloma (1840), composta dal musicista basco Sebastián de Iradier (autore anche di La rubia de los lunares, El sol de Sevilla, El arreglito, La mononita e María Dolores) e L’amour est un oiseau rebelle, nel primo atto della Carmen di Georges Bizet; altre habanere furono musicate da alcuni celebri compositori, quali Camille Saint-Saëns, Maurice Ravel, Isaac Albéniz, Manuel de Falla, Claude Achille Debussy, Alexis-Emmanuel Chabrier e Raoul Laparra.
La contradanza
La contradanza (dal francese contredanse; italiano: contraddanza o controdanza; adattamento dell’inglese country dance, ballo campestre) fu introdotta a Cuba dagli schiavi di origine francese. Essa conquistò rapidamente il gusto della popolazione cubana e si può affermare che proprio a cominciare da San Pascual Bailón, contradanza anonima del 1803 e dalle composizioni di Manuel Saumell y Robredo, questa danza si impone come la prima musica veramente cubana. Le sue figure, lineari e circolari, erano eseguite soltanto con le mani e con le braccia, mentre i piedi seguivano sempre lo stesso movimento. Ogni figura aveva un suo nome specifico: paseo, lazo, ala, cadena, cedazo, latigazo, ecc. Il gruppo strumentale che suonava le musiche della contradanza, denominato orquesta típica, era formato da un oficleide (strumento a fiato della famiglia degli ottoni), da un güiro (strumento ricavato dalla corteccia di una zucca ed in cui sono state praticate delle scanalature), da due violini, due clarinetti, un trombone, una cornetta, un contrabbasso e due timpani. La contradanza rimase fino alla seconda metà del XIX secolo il ballo favorito dei negri di Cuba, dopodiché fu soppiantato da altri generi, come la danza (ballo di coppie e di quadri, dove l’uomo e la donna non si toccavano) e il danzón di Santiago de Cuba. All’inizio di questo secolo l’introduzione delle danze afroamericane ha determinato la decadenza e poi la scomparsa in Europa della contradanza, al di fuori della Gran Bretagna, dove ancor oggi sopravvive come danza popolare. Arie di contredanse sono presenti tra i virginalisti inglesi della fine del XVI secolo, e, nel Settecento, nell’opera di Wolfgang Amadeus Mozart e di Ludwig van Beethoven.
Il danzón
Il danzón, che rappresentò per oltre cento anni il ballo nazionale dell’isola caraibica, fu avversato per ragioni moralistiche dal cattolicesimo e dalla borghesia cubana; il suo creatore musicale è considerato Miguel Faílde Pérez, la sua data di nascita il I° gennaio 1879, giorno in cui il musicista eseguì nel teatro di Matanzas (o nel Liceo della Città, è fatto controverso) Las alturas de Simpson, il primo danzón della storia della musica cubana. Secondo altre fonti il merito spetterebbe a Manuel Saumell y Robredo e al suo La tedezco. Con la nascita del Son negli anni Venti di questo secolo il Danzón declinó. Nel 1929 Aniceto Díaz fuse elementi presi dal Son e dal Danzón e creó un Danzón di nuovo stile che chiamò Danzonete; la sua prima composizione di danzonete fu Rompiendo la Rutina. Per contrastare il Danzonete i musicisti del Son crearono quindi il Sonsonete, ossia un Son con una parte cantata dal solista senza risposta del coro o Montuno. Il Sonsonete ebbe vita breve e nel gergo popolare di Cuba e del Caribe, esso è sinonimo di cosa monotona e molesta.
Tratto da: NOBILI Carlo, "Le danze cubane", in el Moncada, Torino, Anno IX, n. 2, 2001, pp. 21-22.
0 Commenti