A cura di Irma Castillo e Ulises Mora
Bartolomé Maximiliano Moré (24 agosto 1919- 19 febbraio 1963), noto al grande pubblico come Benny Moré, nasce a Santa Isabel de las Lajas (Cienfuegos, Cuba) ed è il maggiore di 18 fratelli.
Sin da giovanissimo deve dedicarsi al lavoro per mantenere la sua numerosa famiglia.
La sua vocazione per la musica è comunque subito evidente: canta e balla in maniera naturale e suona strumenti artigianali costruiti da lui stesso (come ad esempio chitarre fabbricate con tavole, chiodi e filo per cucire).
Di giorno lavora guidando camion per il trasporto della canna da zucchero di sera suona il tres e la chitarra. A 15 anni fonda il suo primo gruppo, il Conjunto Avance, insieme a Horacio Landa, Enrique Benites e Cheo Casanova.
A vent’anni si trasferisce a La Habana e si esibisce nei café della città. Il suo stile e il suo talento vengono subito notati dal grande Miguel Matamoros che lo ingaggia e lo porta in Messico dove inizia una collaborazione col Trio Matamoros.
Proprio in Messico incontra Perez Prado con cui inizia a lavorare alla realizzazione di alcuni dischi.
Dopo cinque anni passati in Messico torna a La Habana portando con sé tutti gli insegnamenti e le influenze artistiche maturate con Perez Prado e nel 1953 fonda la sua orchestra “Banda Gigante”, legata alle classiche big band degli anni d’oro del jazz e alle sonorità caraibiche create grazie all’apporto di tromboni e tamburi.
Cantante, compositore e arrangiatore Benny Moré viene definito il “Barbaro del Ritmo”, considerando che con l’appellativo barbaro a Cuba si definisce una “persona fuori dal comune”.
Benny Moré diviene una figura fondamentale della musica cubana e mondiale grazie alla sua capacità straordinaria di plasmare la sua voce in accordo a svariati generi musicali, dal bolero al mambo.
Tra i suoi brani più famosi ricordiamo Locas por el Mambo, Qué te pasa, José, Que bueno baila usted, Bonito y sabroso e moltissime altre.
Vogliamo ricordare Benny Moré con la definizione che ne ha dato nel 1993 Raul Martinez Rodriguez che nella biografia a lui dedicata ha scritto:
“Benny è stato sincero, esagerato, vagabondo, donnaiolo, scialacquatore, machista, sensuale, tenero, violento, ma, soprattutto, un cubano autentico. Benny non è stato un uomo perfetto, ma nemmeno gli Orishas lo sono”.
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