A cura di Irma Castillo e Ulises Mora
La Rumba è un genere musicale ballabile di origine afro-spagnola che nasce a Cuba alla fine dell'800 e si sviluppa dopo l'abolizione della schiavitù, quando gli schiavi ormai liberi lasciano i campi per stabilirsi nelle periferie delle città (in particolare a Matanzas e all'Avana) nei quartieri chiamati "Solares", per iniziare una nuova vita.
Per questa gente, che si incontra festosa nei barrios e nelle piazze, la danza e la musica diventano un modo di essere, di vivere e di esprimersi, sia sul piano religioso, sia sociale, sia affettivo.
Il ritmo della Rumba è scandito dalla percussione di tamburi (tumba, llamador, quinto), o di pezzi di legno, accompagnati da claves o cucharas (cucchiai), caratteristiche che lo rendono accessibile a tutte le classi sociali.
Con il passare del tempo si formano numerose varianti, che oltre ad avere ritmi diversi si contraddistinguono anche per lo stile: lo Yambú, ballata col seducente movimento del bacino, la Columbia, ballata da soli uomini, e il Guaguancó, danza del corteggiamento.
Oggi la Rumba è il prodotto più caratteristico di Cuba, è il simbolo della resistenza culturale degli emarginati, è una sorta di cronaca sociale della vita dei più umili, un racconto dei fatti quotidiani del quartiere, un modo per commentare anche gli eventi di attualità politica.
Essa è una totalità organica che mostra la complessità e la ricchezza dell'identità culturale di questa nazione; quando vogliamo parlare del "cubano", infatti, del suo modo di muoversi, dei suoi sentimenti, delle sue aspirazioni e contraddizioni non possiamo non parlare della Rumba.
Essa costituisce la manifestazione più genuina e autentica della musica popolare cubana e apporta elementi fondamentali anche alla Salsa, con particolare riferimento all'azione del corpo e al movimento dei fianchi e del bacino, tipici della gestualità rumbera.
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